Comelico Cultura    

 

I COSCRITTI

 

A vent'anni i giovani avevano da tempo conosciuto le fatiche del lavoro, i disagi e le privazioni della vita. Qualcuno parlava correttamente il tedesco ed era ormai abituato a percorrere le vie della emigrazione; altri non erano mai usciti dalla valle ed aspettavano con una certa curiositą il giorno della partenza per il militare. A chi non aveva varcato la «maggiore etą» erano negate molte cose: non era consentito fermarsi in piazza a discutere con gli anziani, fumare in pubblico e, tanto meno frequentare le osterie. Il diritto di partecipare alla vita amministrativa del paese maturava pił tardi: «Regolieri» si diventava a 25 anni od in virtł di un matrimonio che raramente veniva contratto prima. La visita di leva segnava una linea di confine tra l'adolescenza e la maturitą, un passaggio per molti artificioso ed assurdo. La preparazione mentale a questo evento durava, per i pił svegli, da tanto tempo; qualche mese prima, i pił ingegnosi preparavano il simbolo e lo slogan della classe. Sui muri del paese appariva, tra i tanti altri delle generazioni precedenti, questo nuovo messaggio che talvolta sfigurava per significato e qualitą. Il tradizionale carro che trasportava i coscritti a Santo Stefano per la visita veniva ornato da giovani abeti colmi di rose di carta, confezionate amorevolmente dalle coetanee; un cartello ben in vista, indicava l'anno e la provenienza della coscrizione. Si sentivano per tempo i primi timidi canti tradizionali, che si rinvigorivano man mano che rientravano gli emigranti. I festeggiamenti iniziavano qualche giorno prima via via crescendo: le osterie accoglievano volentieri questa «potenziale» clientela. La gente li contava, scoprendo molto facilmente gli assenti. Al mattino di quel giorno, bastava attaccare i cavalli al carro e fare la prima uscita di ricognizione in paese: il carro doveva essere ammirato e le voci intonate ed al massimo volume. Una fisarmonica accompagnava, come poteva, sostituendosi pił tardi alle voci troppo affogate di vino. I bambini cercavano di rubare una di quelle belle rose da portare a casa, la gente salutava con lo sguardo il passaggio veloce di questo carro verde, carico di giovinezza. Ritornavano il pomeriggio, traballanti e rauchi, sulle spalle sfoggiavano il fazzoletto tricolore con la grande scritta ABILE. I rari riformati dall'esercito pensavano che la vita non era poi stata tanto ingrata con loro. Durava ancora per qualche giorno l'euforia del possesso, pieno e legittimo, dei diritti della maggiore etą; quanto ai doveri, erano in gran parte gią noti.