La parlata del Comelico segna un
crinale di provenienza latina rispetto al tedesco usato dalle confinanti Val
Pusteria e Sappada.
Più in generale il Ladino del
Comelico fa parte del Ladino «Dolomitico» al quale appartengono le parlate di
Livinallongo, alto Cordevole, Ampezzo con evidenti parentele con i dialetti
della Carnia e delle valli del Sella. Dal latino popolare usato dalle prime
genti che presero il possesso della Val Comelico, verso l’anno mille iniziava
la formazione autonoma del dialetto comelicese.
All’interno di questa valle ogni
paese trasformava la breve distanza dagli altri in differenziazioni anche forti
di pronuncia e terminologia. Nella conversazione è ancora più facile capire a
quale dei quattro paesi appartenga l’interlocutore. I bambini, e non solo
loro, si divertivano a deridere i coetanei dei paesi diversi, trasferendo spesso
al meno specifico linguaggio delle mani la soluzione delle diatribe
linguistiche. La velocità dei collegamenti ha ridotto in qualche misura non
solo i «campanilismi linguistici», ma anche l’originalità dei dialetti
diluiti nel grande mare della lingua e cultura nazionali. Conservare il
carattere del nostro linguaggio e la cultura che lo esprime, è segno di
salvaguardia della nostra tradizione, utile nel contesto di una nazione sempre
più ricca e bisognosa del vitale confronto di diverse culture locali come la
nostra.
Per la scrittura dei testi
dialettali è stata adottata la grafia proposta dalla Uniòn
de duc
i Ladins:
ä come
suono intermedio tra «a» e «e»
c
come suono «c» di cento
k come
suono «c» di carro
g
come suono «g» di gente
g come
suono «g» di gamba
ñ come suono «gn» di gnomo
z come suono inglese «the» (interdentale sorda)