Parlare di tempo libero non aveva significato, si trattava più semplicemente del modo di riposarsi. Alla sera, dopo la recita del rosario in famiglia, gli uomini che potevano andavano a passare un’ora all’osteria a giocare a carte «duié a skarabocu» o a discutere delle novità del giorno. In casa, nelle calde stue, c’era posto per familiari ed ospiti, le donne si riposavano filando o ricamando, quando occorreva partecipavano d’autorità ai discorsi, portandoli man mano verso gli argomenti più interessanti. Alla domenica dopo la messa, la gente si fermava a gruppi a conversare passando a bere un bicchiere all’osteria. Dopo il pasto molti preferivano fare un sonnellino.
Le mamme, non avevano problemi, per loro il tempo libero non esisteva. Coloro che da alpini avevano imparato a sciare ci riprovavano ricorrendo a sci di fortuna che potevano dare scarse soddisfazioni. I pochi campi di bocce erano frequentati dai soliti appassionati fino al calare della notte. I turisti per primi portarono la nuova moda del tempo libero fatto di passeggiate e timide scalate. Intanto Nicolò Carosio portava con la voce della radio le vittorie di Pozzo ed allora in piazza si incominciò a giocare a pallone. Gli anziani, a tale vista, consideravano queste novità, come curiose stravaganze di buontemponi.