Eseguivano il loro lavoro nelle
contrade più tranquille, nelle quali i bambini troppo curiosi non
venivano a disturbare il rito frequente della confezione manuale di una
sigaretta da accendere col carbone incandescente della forgia.
L’esalazione dell’acido «aga
forti» squarciava le gole, curate poi, al
rientro in paese, con appropriate dosi di acqua di vite. Al pomeriggio
rimaneva tutto il tempo necessario alla consegna dei manufatti, spesso
irriconoscibili per la qualità del restauro. Al garzone veniva la
tentazione di chiedere alle clienti meravigliate qualche rapa
(centesimo) in più per soddisfare pochi capricci.
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