Ai
pastori si affidavano le risorse più importanti delle famiglie che si
preoccupavano di tanto in tanto di salire alle malghe per controllare di
persona lo stato dei loro animali.
Lasciare
ai bolki (pastori capo) una scatola di tabacco o una bottiglietta di grappa,
costituiva la raccomandazione efficace di allora. Gli animali venivano
riconosciuti dalla «noda» incisa sugli orecchi: il latte di ogni mucca
poteva essere in questo modo attribuito al relativo proprietario.
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Il
rientro delle mucche dall’alpeggio era una festa di campanacci. Ad
attenderle in piazza c’era sempre una mano amica colma di sale; quasi
tutte conoscevano la strada che conduceva alle loro stalle.
Fino
alle prime gelate avrebbero pascolato liberamente a fondo valle. Poteva
capitare di incontrare una così affascinante pastora impegnata più dai
merletti che dal bastone.
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