L’ave Maria del mattino e della
sera, la campana dell’Angelus, i rintocchi domenicali al kunzèrtu, i
festosi «campanòti» di Natale, i tristi rintocchi
funebri, univano il paese
nella gioia e nel dolore. Il rosario recitato in molte famiglie ogni giorno, le
processioni per invocare il bel tempo o ringraziare per l’abbondante raccolto,
la benedizione delle campagne, dei pascoli e degli animali, volevano «costringere»
l’Onnipotente a fare la Sua parte. Qualche predicatore «straordinario»
eccedeva nel descrivere i castighi celesti più che nel soffermarsi sulla Bontà
e Misericordia divine. Dopo quei sermoni, i bambini rincasavano turbati, gli
anziani scuotevano il capo e provvedevano con sollecitudine a rasserenare gli
spiriti, raccontando qualche fatterello divertente.
Oggi la fede è una scelta libera da paure e da interessi, vissuta e praticata in forme meno evidenti. Le chiese sono meno affollate, e non solo per il calo della popolazione; molte consuetudini religiose legate al mondo rurale sono scomparse. È cambiato il modo di trasmettere e di recepire quel messaggio, che resta però inalterato nella sostanza anche per le nuove generazioni.