All’inizio del nuovo secolo non
esisteva l’asilo ed i bambini a sei anni andavano a scuola.
La terza elementare, regolarmente
ripetuta per prolungare l’età scolare, chiudeva l’unico ciclo di istruzione
obbligatoria.
Nel 1907 si poteva frequentare la
quarta, l’anno dopo la quinta e la sesta nel 1910. Le classi numerose
impegnavano duramente diversi maestri spesso nostrani che preferivano esprimere
i concetti più difficili in dialetto. Fino al 1905 i piccoli studenti portavano
a scuola un pezzo di legno ciascuno per provvedere in proprio al riscaldamento
delle aule. Dopo ponderati ragionamenti, le Regole decidevano di evitare quel
quotidiano tributo. Dal lontano «Km 24» arrivavano già stanchi alle scuole di
Dosoledo due o tre bambini che sfidavano da soli ogni tempo. A mezzogiorno
venivano loro incontro le mamme fino a Moié, mangiavano così insieme e con
tanto appetito seduti sulla scala di un fienile. Rare famiglie sopportavano la
vergogna di non mandare i figli a scuola. I bambini allungavano il loro esiguo
vocabolario italiano con termini inventati al momento. I maestri ridevano e
correggevano, l’uso delle maniere forti rendeva più chiari i concetti e più
docili i caratteri. Nessuno correva il rischio di riferire a casa: era scontata
una seconda e più dura punizione. Si ricordano ancora con affetto e gratitudine
questi maestri, tagliati su misura per tanta gente semplice abituata a fare
tesoro di ogni insegnamento.