L’Austria
cedeva nel 1866 il Veneto all’Italia; il passo di Monte Croce diventava
così frontiera di stato e tale rimase fino al 1918. Non bastava però il
confine pur presidiato a rompere quei rapporti di commercio e buon
vicinato tra la gente della stessa origine divisa poi dalla storia in due
Etnie così diverse. Lo sconfinamento dei pascoli e dei bracconieri non ha
mai turbato più di tanto i rapporti comuni. Dal confine entrava con
rischio il tabacco Austriaco ad «inquietare» il monopolio nostrano. In
Val Pusteria, nei momenti difficili, le nostre nonne hanno potuto
scambiare, con tristezza ma al giusto prezzo, il meglio del loro corredo
con un po’ di sale e qualche sacco d’orzo. |
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Molti trovavano oltre il confine
quel lavoro stagionale che consentiva di alleviare non poche condizioni di
reale miseria. Era fatale che più alti interessi trasformassero le comuni
creste delle nostre montagne in trincee contrapposte. Vittorie e sconfitte
passavano qua e là per il confine a portare lutti e ideali di Patrie
diverse. La storia delle due comunità era abituata – come ora – a
rapporti fatti di comprensione e rispetto. La diversa struttura sociale
della Pusteria, l’esistenza della «Regione a statuto speciale» e,
anche, la concordia ed il forte spirito d’iniziativa hanno favorito un
più equilibrato sviluppo, rispettoso della tradizione; sviluppo al quale
l’ex confine non dovrebbe essere d’ostacolo.
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